Albino Armani, patron dell’omonima azienda vitivinicola, sceglie il Friuli come sua seconda patria, lui trentino, nel 1998. Lo fa perché, racconta, “rappresentava un mito essendo la culla della moderna enologia italiana, in particolare dei bianchi. La scelta di investire a Sequals l’ho vissuta come un luogo dove si poteva progettare e coltivare un sogno. Dove c’era molto da fare in quei terreni desolati e sassosi appena sotto le Prealpi, convinto, come poi è stato, che qui i vini potessero avere una forte personalità. Oggi coltiviamo 130 ettari di vigneti tra Sequals, Lestans e, di recente, a Valeriano con l’obbiettivo di valorizzare le varietà locali. Un sogno che continua”.
Il Castello di Spessa è un esempio da manuale di cosa significhi collegare l’offerta vinicola di alta qualità ad un raffinato turismo di campagna con tutti i comfort. Loretto Pali – industriale del legno – comincia ad investire nel vino nel 1979 con l’azienda La Boatina, a Cormòns, nel Collio. Nel 1988 acquista il castello di Spessa, le cui origini risalgono al ‘200, mentre la struttura che oggi si ammira è del 1881. Lo restaura con intelligenza sino a farne uno dei resort più affascinanti dell’intera regione: castello adibito all’ospitalità, circondato dall’antico parco, da un campo di golf con 18 buche e da 25 ettari di vigneti. La cantina d’invecchiamento è ricavata in un bunker militare costruito negli anni Trenta dai militari italiani.
La vigna più bella di Ramandolo, gioiello della nostra enologia, appartiene a questa azienda, ora guidata da un gruppo di visionari imprenditori che l’hanno rilevata. Nel cuore del borgo, questa vigna, ripida e faticosa, è in straordinaria posizione. Piantata a Verduzzo giallo che dà il Ramandolo, premio alle tante fatiche per produrlo. Dario Coos non è però solo Ramandolo. Propone buona parte delle nostre varietà autoctone con vigne nei siti più vocati dei Colli Orientali. Tra essi spicca il progetto Refosco, che ha saputo interpretare come si conviene questa antichissima varietà.
La famiglia di Lenardo coltiva vigneti – a Ontagnano, piccolo centro poco distante da Palmanova – fin dal 1878. La proprietà é di 150 ettari, 55 dei quali coltivati a vigneto. La cantina é ricca di suggestioni in quanto Massimo di Lenardo ha saputo unire, con molto buon gusto, l’antico dell’architettura rurale al moderno delle attrezzature di cantina. Dalla tradizione storica all’attualità: passaggio che si concretizza con la vendemmia 1987 quando venne presa la decisione di pigiare unicamente le uve di propria produzione e che si accompagnò a nuovi vigneti con varietà altamente selezionate e densità portate sino a più di 6.000 viti per ettaro, in modo da diminuire la quantità di uva prodotta da ogni singola pianta ed aumentare la qualità. A partire dalla vendemmia ’98 la direzione enologica é stata assunta in prima persona da Massimo di Lenardo che in breve porta le 600.000 bottiglie prodotte l’anno in oltre venti paesi del mondo.
La famiglia Keber è su questo fondo da ben 300 anni. Edi – che ora è aiutato dal figlio Kristian, enologo – è un piccolo ma coraggioso innovatore: intuisce per primo l’importanza di collegare il vino al territorio usandone il medesimo nome: Collio. La sua rivoluzione, che poi contagerà gli altri produttori, comincia nel 1987, quando riduce a due sole le tante varietà di bianchi che otteneva: Tocai friulano e Collio bianco, e si completa nella vendemmia 2008 con la produzione di un solo bianco, denominato Collio.
Nelle grandi annate si aggiunge anche il Merlot
Nelle grandi annate si aggiunge anche il Merlot
I fratelli Dario e Luciano Ermacora sono subentrati nell’azienda di famiglia nel 1982. Parte dei terreni erano stati acquistati, nel 1922, dal nonno Antonio e da suo fratello Giuseppe. Allora era mista, con soli quattro ettari di vigneti. La vocazione ai grandi vini dei Colli di Ipplis è secolare e da qui Dario e Luciano sono partiti, destinando l’intera superficie alla vigna, costruendo la cantina via via aggiornata con le tecnologie necessarie, ma soprattutto seguendo un percorso che li ha portati a produrre vini longevi con caratteri varietali ben leggibili. Non basta: per i rossi – che rappresentano il 35% della produzione totale –, particolare attenzione è stata riservata alle varietà autoctone quali Pignolo, Schioppettino e Refosco. Tra i bianchi, accanto a quelli internazionali, i friulani sono Picolit, Verduzzo, Ribolla gialla e Tocai.
Vini bandiera: Friulano, Pinot bianco e Pignolo.
Vini bandiera: Friulano, Pinot bianco e Pignolo.
La storia enologica dei Collavini ha inizio a Rivignano nel 1896 grazie al capostipite Eugenio. Suo nipote Manlio – che fa parte dei fondatori dell’enologia moderna friulana – nel 1966 acquista a Corno di Rosazzo il castello dei conti Zuccus di Cuccanea (1560). Lo riatta con garbo, ne fa la sua dimora e la dimora della sua cantina. Nel 1970 nasce la Ribolla gialla spumante, frutto di un’attenta ricerca e di un originale metodo Charmat che fa dire a Manlio Collavini “che, se Dom Perignon avesse conosciuto questo metodo, non avrebbe inventato lo champenoise”. Accanto alla produzione di vini di vertice ed a geniali intuizioni – come la fruttaia per le uve che danno vita a vini come il Broy e il Pic –, cura molto i mercati e oggi i suoi vini si trovano in tutto il mondo. Alle porte bussa la quarta generazione con Giovanni, Luigi ed Eugenio.
Nata nel 1900, l’azienda Forchir fu acquistata nel 1984 da una società che faceva capo a Gianfranco Bianchini, enologo; dal 2014, con l’entrata in azienda della figlia maggiore Giulia, Forchir è esclusivamente della famiglia Bianchini. La filosofia aziendale è riassunta nella frase “Viticoltori in Friuli”: 230 ettari di vigneti in tre differenti aree delle Grave, coltivate a basso impatto ambientale. La sfida imprenditoriale: produrre qualità con il concetto di terroir – un rapporto unico tra vitigno, terreno e clima – guardando alle potenzialità dei mercati mondiali. Una storia d’innovazione che ha trovato il suo punto d’incontro nella nuova cantina di Camino al Tagliamento, in località Casali Bianchini. Immersa tra i vigneti, è una delle pochissime in Europa completamente carbon free. Usa solo fonti rinnovabili (un sistema fotovoltaico da 80 kW e la geotermia).
Dietro al nome Gradis’ciutta, località in comune di San Floriano del Collio, c’è Robert Princic. Collegare il vino al territorio è il suo impegno che, anche in qualità di presidente del consorzio Collio, sta portando avanti: identificare il vino col proprio territorio: il Collio, all’interno del quale lui possiede 35 ettari vitati. Un modello che permette sia di raccontare le peculiarità delle proprie uve sia di esprimere la creatività di ogni singolo produttore. Gradis’ciutta ha nel Collio Bianco “Bràtinis” il suo vino bandiera, composto daPinot grigio, Chardonnay e Sauvignon. Vino elegante, di ottima persistenza aromatica nonché longevo.
Gli Jermann, già vignaioli in Slovenia, giungono a Villanova di Farra nel 1881. Silvio Jermann entra in azienda giovanissimo, a 17 anni. Era il 1971. Rivoluziona non solo l’enologia di casa propria, ma quella friulana, entrando di diritto tra coloro che cambiarono per sempre il vino friulano. Silvio nel 1975 crea il Vintage Tunina, un vino bianco che segnerà una via da percorrere. Con la conoscenza a disposizione, recupera lo stile antico dei vini del Collio che privilegiavano uve bianche perfettamente mature per dare ai vini complessità e spessore. Ai quali Silvio aggiunge la sua firma: un’inimitabile eleganza. Nasceranno poi Dreams, Capo Martino, Pignocolusse, rosso intenso da uve Pignolo. Vini conosciuti in tutto il mondo. Due le cantine: quella storica di Villanova e la recentissima a Ruttars, ai piedi del vigneto del Capo Martino.
Vini bandiera: Vintage Tunina, W… Dreams, Capo Martino e Pignacolusse.
Vini bandiera: Vintage Tunina, W… Dreams, Capo Martino e Pignacolusse.
Una delle aziende storiche del Friuli Venezia Giulia. Oltre cinquant’anni fa, Livio Felluga – che Isi Benini definì “il patriarca dei vini friulani” – credette in queste colline quando in molti le abbandonavano. Acquistò i suoi primi terreni a Rosazzo, dove si trova la maggior parte della proprietà, creando vigneti davvero splendidi. Nel 1956 un’altra grande intuizione: ispirandosi ad una carta del Settecento, si inventò l’etichetta della “carta geografica”, come venne poi definita. Un’etichetta, con la riproduzione delle “proprie colline”, a testimonianza del legame stretto e indissolubile tra il vino e il territorio nel quale veniva prodotto, quando il Friuli enoico era ancora sconosciuto. Oggi l’azienda, accanto al “patriarca”, è seguita dai figli Maurizio, Elda, Andrea e Filippo, ed i vini della “carta geografica” sono noti in tutto il mondo. Vini bandiera. Colli orientali del Friuli Rosazzo bianco Terre Alte; Colli Orientali del Friuli Rosazzo rosso Riserva Sossó; Colli Orientali del Friuli bianco illivio.
Dorino Livon, imprenditore del legno di origini contadine e padre di Valneo e Tonino – titolari dell’azienda -, intuì quasi cinquant’anni fa il grande potenziale delle vigne del Collio e cominciò ad acquistare i primi vigneti a Ruttars, entrando di diritto a far parte del ristretto gruppo dei padri fondatori dell’ enologia moderna friulana. Valneo e Tonino hanno continuato l’opera del genitore, portando l’azienda ad avere 157 ettari dislocati in tre diverse Doc della regione. Hanno investito moltissimo nei vigneti: quelli di Ruttars, ad alta intensità per ettaro, sono davvero spettacolari, grazie al restauro agrario delle colline. Valneo e Tonino hanno inoltre subito compreso l’importanza del mercato. Le tre Doc, infatti, danno loro la possibilità di affrontarlo con un’ampia gamma di vini, collocati sempre al vertice.
Vini bandiera: BraideAlte bianco; TiareBlu rosso; Refosco dal p.r Riul.
Vini bandiera: BraideAlte bianco; TiareBlu rosso; Refosco dal p.r Riul.
To be unique and universal. Così Eugenio Perazza descrive la filosofia che guida i progetti di Magis, azienda leader a livello internazionale dei mobili di design, da lui stesso fondata nel 1976 e oggi guidata anche dal figlio Alberto e dalla nuora Barbara Minetto. Perché non applicarla anche al vino? Il progetto iniziale prevedeva la produzione di due vini rossi: il Nero Magis (prima annata 2014) e il Nero Magis Riserva (2015). La storia del Friuli ci è venuta incontro per assecondare l’intuizione di Eugenio Perazza. Dovevamo individuare uve che rispecchiassero l’anima di questa terra con una forte identità territoriale e dialogassero col mondo. Da cui la scelta di unire due varietà: l’autoctona Pignolo e il Merlot, internazionale. La prima che si esprime con un linguaggio rigoroso e austero; la seconda più musicale e flessuosa. Così sono nati Nero Magis (40% Pignolo e 60% Merlot) sul mercato dopo 4 anni e Nero Magis Riserva, Pignolo 100%, che esce dopo 5 anni.
Nel 2019 si completa il disegno col Bianco Magis. Medesima filosofia: l’autoctono Friulano si fonde agli Chardonnay e Pinot bianco. Come per i rossi, abbiamo usato il medesimo, prezioso ingrediente: il tempo. Bianco Magis esce a 24 mesi dalla vendemmia.
Nel 2019 si completa il disegno col Bianco Magis. Medesima filosofia: l’autoctono Friulano si fonde agli Chardonnay e Pinot bianco. Come per i rossi, abbiamo usato il medesimo, prezioso ingrediente: il tempo. Bianco Magis esce a 24 mesi dalla vendemmia.
Più di un secolo è passato (seconda metà del 1800) da quando il primo Felluga (il bisnonno di Marco) incrociò la propria strada con quella del vino. Da Isola d’Istria, finita la Grande guerra, a Grado e poi in Friuli, nel Collio. È qui che Marco Felluga fonda l’omonima azienda nel 1956 a Gradisca d’Isonzo e poi nel 1967 acquista Russiz Superiore a Capriva del Friuli, una tenuta di 100 ettari. Si sviluppa così una delle più emozionanti aziende italiane. Capendo che la qualità e l’identità dei vini non possono prescindere dalla valorizzazione del territorio, Marco Felluga ha dato il suo contributo ricoprendo la carica di Presidente del Consorzio dei produttori del Collio dal 1999 al 2005. Oggi, a proseguire sulla strada della qualità assoluta, è il figlio Roberto, che ha portato l’azienda ad una espansione commerciale su tutti i mercati mondiali più importanti. I vini bandiera: Collio bianco Molamatta, Collio Bianco Col Disôre e Collio Rosso Riserva degli Orzoni.
Fu Giuseppe Petrussa, agli inizi del 1900, ad iniziare a coltivare queste vigne. L’attività contadina continuò con i figli, tra cui Celestino, che nel 1987 cede il timone dell’azienda ai figli Gianni e Paolo. Nonostante le difficoltà dell’epoca, prevalse la scelta di coltivare la vite spinti, fin da allora, dal desiderio di cogliere l’essenza del territorio. Prepotto è una piccola area sul confine con la Slovenia, segnato dal corso dello Judrio. Il terreno – costituito essenzialmente da marne eoceniche – e la posizione geografica – a 30 km dal mare Adriatico ed altrettanti dalle Prealpi Giulie – ne fanno un unicum dove la qualità non si esprime nel “vino migliore di”, bensì con vini dai caratteri peculiari (l’anima) di un territorio e del suo ambiente. Perché il nostro lavoro si completa quando il vino è fedele lettore di queste particolari terre.
Vini bandiera: Schioppettino di Prepotto, Friulano e Pensiero (da uve Verduzzo passite).
Vini bandiera: Schioppettino di Prepotto, Friulano e Pensiero (da uve Verduzzo passite).
Una storia lunga un secolo
Coltiviamo con intensa passione la vite e dalla stessa traiamo il vino con sapiente cura, in armonia con la natura che ci sta intorno, rispettando esperienze e tradizioni acquisite nel tempo. Da sempre guardiamo nella stessa direzione, il nostro obiettivo: valorizzare la nostra terra, il Collio, per lasciare solide radici ai nostri figli.
Coltiviamo con intensa passione la vite e dalla stessa traiamo il vino con sapiente cura, in armonia con la natura che ci sta intorno, rispettando esperienze e tradizioni acquisite nel tempo. Da sempre guardiamo nella stessa direzione, il nostro obiettivo: valorizzare la nostra terra, il Collio, per lasciare solide radici ai nostri figli.
“La tecnologia, pur presente in cantina, non può prescindere dal sentimento- dice Ivana Adami-. La personalità di un vino nasce sempre dalla terra, dal sole e dall’aria: non è qualcosa che si può costruire”. La prima vendemmia di Ivana avvenne nel 1989 nell’azienda acquistata da suo padre Giovanbattista, nel 1967. Poi l’ha cesellata, ampliata – erano 10 gli ettari originali – e ne ha restaurato casa e cantina, dove ha mescolato grazia tutta femminile e impegno imprenditoriale nel quale è ora affiancata dal figlio Simone. Le vigne si fregiano della sottozona Rosazzo, all’interno della Doc Colli orientali del Friuli, e fanno bella mostra percorrendo il viale di entrata alla cui base ci sono le betulle, che danno il nome al Ronco, sinonimo, in friulano, di vigna collinare di pregio. Vini bandiera: Friulano, Ribolla gialla e Narciso (Merlot, Cabernet franc e sauvignon).
Pierpaolo e Luca Sirch hanno trasformato, negli ultimi anni, la piccola azienda familiare in una struttura che guarda ai mercati del mondo. Si definiscono artigiani del vino e del gusto. Con sede e cantina in comune di Cividale, le loro vigne sono state scelte in funzione del miglior rapporto tra varietà, terreno e microclima, il che ha portato i fratelli Sirch ad avere vigneti in diversi siti fra le terre di confine della DOC Friuli Colli Orientali. Scelta più costosa, sotto il profilo della gestione, ma che garantisce loro vini di maggior personalità. Il fiore all’occhiello del loro progetto si chiama Cladrecis, dal nome dell’antico borgo in Comune di Prepotto, da cui si producono i vini più importanti, strutturati e longevi. Attualmente dispongono di 100 ettari di vigna, con il cru più esteso sulle colline terrazzate di Orsaria, che scendono fino sul greto del Natisone. Poi ci sono quelli di Cividale e Prepotto.
A creare l’azienda fu nonno Daniele, nel 1930, cui subentrò suo figlio Adelchi, genitore degli attuali proprietari, i fratelli Gianni e Giorgio. Già impegnata in azienda la quarta generazione, con Giampaolo, primogenito di Gianni, che è il legale rappresentante e general manager della Venica & Venica, mentre Giorgio è il “maestro cantiniere”, colui che riesce a conferire ai vini una spiccata personalità, di cui eleganza e distinzione varietale sono il tratto saliente. Giampaolo, enologo, si occupa dei mercati esteri di lingua inglese. Dulcis in fundo Ornella, moglie di Gianni, che è addetta alle relazioni esterne e alle vendite (già presidente del Consorzio Collio. Sono 37 gli ettari vitati nel Collio.
La Tenuta Vistorta – che prende il nome dalla piccola località in cui sorge – appartiene ai Conti Brandolini d’Adda dal 1780. Si estende su 220 ettari con al centro una splendida villa circondata da un parco secolare. Brandino Brandolini d’Adda conduce l’azienda dando un’impronta importante alla produzione: tutti i vigneti ed i seminativi sono coltivati ad agricoltura biologica seguendo il sano principio della sostenibilità dall’anno 2005. Le cantine sono da antologia, ricavate in antichi locali rurali con delle barchesse di fattura architettonica straordinaria. La produzione vinicola rientra nella Doc Friuli ed ha nel Merlot il vino simbolo oltre ai vini bianchi e rossi tipici della produzione friulana.
Nel 1988 Beniamino Zidarich, assieme a sua moglie Nevenka, spinto dalla passione per la viticoltura, decide di diventare vignaiolo e incomincia un percorso per produrre vini tradizionali di qualità con grande rispetto per il Carso. “Ho seguito una filosofia naturale sia nella coltivazione del vigneto – no a concimi chimici e trattamenti sistemici, sì alla lavorazione dei terreni – e in cantina”. Nel 2000 Beniamino opta per la vinificazione dei bianchi con macerazione sulle bucce per 2 settimane senza uso di lieviti selezionati, per poi affinarli in legno ed imbottigliarli senza filtrazione e chiarifiche. Nel 2002 inizia la nuova cantina, ultimata nel 2009: cinque piani interrati, rubati alla roccia. Le vigne di Beniamno hanno rese bassissime. “In parte da noi volute, afferma, ed in parte dettate da madre natura. Dai nostri 8 ha – sono circa 60.000 viti – selezioniamo, in media, 25.000 bottiglie l’anno”. Vini bandiera: Vitovska e Terrano.
Nella notte del 27 gennaio 2020 a San Francisco, Nonino Distillatori è proclamata ‘Migliore Distilleria del Mondo 2019’ by Wine Enthusiast Wine Star Awards, il più importante premio internazionale di nel settore del vino e degli Spiriti al mondo, è la prima distilleria italiana e primo brand di Grappa a ricevere il prestigioso premio. La famiglia Nonino si dedica all’Arte della Distillazione fin dal 1897, nel 1973 Giannola e Benito Nonino creano la Grappa Monovitigno® distillando separatamente le vinacce dell’uva Picolit, nel 1975 istituiscono il Premio Nonino Risit d’Aur - Barbatella d’oro per la valorizzazione della civiltà contadina e con lo scopo di stimolare, premiare e far ufficialmente riconoscere gli antichi vitigni autoctoni friulani e ottenere l’autorizzazione Ministeriale al reimpianto di Schioppettino, Pignolo e Tacelenghe a cui si aggiunge la Ribolla Gialla così da preservare la biodiversità del territorio, nel 1984 distillano l’uva intera e creano l’Acquavite
d’Uva: ÙE®, l’autorizzazione Ministeriale alla produzione (D.M. 20.10.84) è concessa su specifica richiesta dei Nonino. Nel Dicembre 2003 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegna a Giannola e Benito il prestigioso Premio Leonardo Qualità Italia per la “Qualità assoluta, la Ricerca e l’Innovazione... I Nonino sono riconosciuti i veri Ambasciatori della Grappa Italiana nel Mondo”. Nel Gennaio 2017 la rivoluzione Nonino è ormai storia: la prestigiosa LSE London School of Economics Business Review nel caso-studio “da Cenerentola a Regina del mercato” attesta come “la grappa italiana è riuscita a conseguire l’incredibile passaggio dal fondo alla cima della scala di status” per merito del lavoro realizzato dai Nonino. [...] grazie alla loro Grappa Picolit, hanno creato una testa di ponte nella costosa categoria di alto status occupata dai distillati stranieri; (...) La grappa divenne “lo spirito nazionale”, a pari livello di whisky e cognac.
I Nonino imbottigliano esclusivamente Distillati ottenuti da materie prime fresche distillate 100% con metodo artigianale, le Invecchiate e Riserva sono imbottigliate dopo invecchiamento naturale nelle 2455 barriques sotto sigillo dell’Agenzia delle Dogane, 0% coloranti. Oggi accolgono i loro estimatori al Borgo Nonino che, immerso nella campagna friulana a Persereano, è un complesso composto da 6 fabbricati rurali di cui i più antichi risalgono all’età napoleonica e sono adibiti a
cantina invecchiamento Grappa sotto sigillo. Sorge a 500 metri dalle distillerie Nonino, al limite dei 10 ettari di bosco realizzato da Benito con le essenze del bosco friulano e costeggia la Ciclovia Alpe Adria che arriva al mare.
“L’ampia collezione di cocktail Nonino è (...) un esempio perfetto di come un’azienda così radicata in una tradizione di purezza può mantenere la sua identità sperimentando con i suoi prodotti”. *Wallpaper, luglio 2015
#bebravemixgrappa
d’Uva: ÙE®, l’autorizzazione Ministeriale alla produzione (D.M. 20.10.84) è concessa su specifica richiesta dei Nonino. Nel Dicembre 2003 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegna a Giannola e Benito il prestigioso Premio Leonardo Qualità Italia per la “Qualità assoluta, la Ricerca e l’Innovazione... I Nonino sono riconosciuti i veri Ambasciatori della Grappa Italiana nel Mondo”. Nel Gennaio 2017 la rivoluzione Nonino è ormai storia: la prestigiosa LSE London School of Economics Business Review nel caso-studio “da Cenerentola a Regina del mercato” attesta come “la grappa italiana è riuscita a conseguire l’incredibile passaggio dal fondo alla cima della scala di status” per merito del lavoro realizzato dai Nonino. [...] grazie alla loro Grappa Picolit, hanno creato una testa di ponte nella costosa categoria di alto status occupata dai distillati stranieri; (...) La grappa divenne “lo spirito nazionale”, a pari livello di whisky e cognac.
I Nonino imbottigliano esclusivamente Distillati ottenuti da materie prime fresche distillate 100% con metodo artigianale, le Invecchiate e Riserva sono imbottigliate dopo invecchiamento naturale nelle 2455 barriques sotto sigillo dell’Agenzia delle Dogane, 0% coloranti. Oggi accolgono i loro estimatori al Borgo Nonino che, immerso nella campagna friulana a Persereano, è un complesso composto da 6 fabbricati rurali di cui i più antichi risalgono all’età napoleonica e sono adibiti a
cantina invecchiamento Grappa sotto sigillo. Sorge a 500 metri dalle distillerie Nonino, al limite dei 10 ettari di bosco realizzato da Benito con le essenze del bosco friulano e costeggia la Ciclovia Alpe Adria che arriva al mare.
“L’ampia collezione di cocktail Nonino è (...) un esempio perfetto di come un’azienda così radicata in una tradizione di purezza può mantenere la sua identità sperimentando con i suoi prodotti”. *Wallpaper, luglio 2015
#bebravemixgrappa